“Storia di un altro occidente narra le vicende di un mito, quello di un mondo finale perfetto, sottratto ai disagi della storia, e di come esso abbia alimentato per molti secoli le speranze della marginalità nell’occidente cristianizzato, sotto forma di devianze religiose che costituirono l’antecedente delle utopie sociali del mondo secolarizzato. Narra dell’opposizione che conobbe la scelta iniziale, fatta dalla nascente Chiesa di Roma, di istituzionalizzare la propria dottrina entro gli schemi della cultura egemone e dei ceti egemoni; d’interpretarla cioè alla luce del Razionalismo classico. Un messaggio profetico collideva necessariamente con la Ragione classica, ed era quindi destinato ad aprire un dissenso religioso, veicolo del dissenso sociale; quella scelta si mostrò tuttavia vincente e restò al fondamento di ciò che, con la secolarizzazione, divenne l’ideologia di “Occidente”: con la O maiuscola nel testo, per distinguerla dalla ben altrimenti complessa e contraddittoria realtà dell’occidente geografico. Quella scelta ebbe due conseguenze.
La prima fu, per l’appunto, il fenomeno specificamente occidentale della secolarizzazione, frutto dell’identificazione dei principi etici e sociali maturati in lunghi secoli di Cristianesimo, con i principi di una “Ragione” erede di quella classica, valida erga omnes, pilastro dell’ideologia di “Occidente”: una Ragione che non riconosce la propria genesi in una particolare storia, ma s’identifica con il compimento della Storia tout-court, con il télos del pianeta, rivelando così la propria natura di ierostoria calata in terra. L’altra fu che quel mito, cacciato alla periferia dell’Impero e delle due neocostituite “ortodossie” testamentarie, ma in sé inesauribile, rimase comunque ben vivo. Un messaggio profetico ha infatti una valenza simbolica che non si esaurisce negli schemi del Razionalismo; d’altronde esso era ormai uscito dal chiuso di un popolo, e s’era fatto universale. Fu così che esso dette origine a un nuovo e originale esito: l’Islam. Un filo segreto sembra dunque legare la formazione dell’ideologia occidentale e il costituirsi, ai suoi margini, di un modello sociale alternativo; un legame che appare più in chiaro una volta decostruita l’ideologicità di due vulgatæ, quella occidentale e quella islamica. Non sembra un caso che, nel corso del XX secolo, vi siano state generiche convergenze tra questa alternativa religiosa all’Occidente, e le correnti di pensiero che, in occidente, si ponevano in dissenso con gli sviluppi dell’Occidente ideologico. In tutto ciò, l’assolutizzazione della nostra storica ragione in una Ragione universale fondata su se stessa, non ci fu d’aiuto nella comprensione di altre ragioni fondate in altre storie, divergenti eppure intrecciate sin dalle origini con la nostra: l’orientalistica ne fu un esempio. Il cosiddetto “Oriente” -nel nostro caso l’Islam- entra perciò da protagonista nel racconto; ma tutto ciò sarebbe rimasto confinato nel mondo fané dell’Accademia senza gli imprevisti sviluppi degli ultimi decenni. A partire dalla data simbolica del 1914, un secolo di lenta erosione della forza colonizzatrice dell’occidente si è riflesso nel dubbio sulla sua stessa “Ragione”, che aveva pensato l’Occidente come traguardo del pianeta. L’indebolimento dell’Occidente non deve quindi pensarsi soltanto sul piano ristretto della “forza”, esso si riflette anche sul sostegno ideologico del quale nessuna forza può fare a meno. Le due crisi si rinviano: lo svanire, per mancanza di forza, di un ipotetico futuro occidentale del pianeta revoca in dubbio il valore paradigmatico della Ragione occidentale autoreferenziale. Nasce così il sospetto di una “crisi dell’Occidente” in grado di coinvolgere gli stessi “valori” che connotano il fenomeno, tutto occidentale, della “Modernità”. Si può persino sospettare che la “Modernità” forse già vecchia sia soltanto l’approdo di una Ragione autoreferenziale e perciò senza fondamento, di una Ragione che ha perduto quindi la propria razionalità; e che l’Islam, che fonda esplicitamente la propria razionalità sul contenuto di un messaggio, possa ricordare all’occidente qualcosa che l’Occidente ha dimenticato. Su questi dubbi s’interroga, senza pretendere di poter dare risposta, la sesta edizione dell’opera; e poiché il rapporto col presente è ciò che genera lo sguardo sul passato e la comprensione che ne nasce è anche un’ipoteca sul futuro, pensare un passato diverso da quello pensato dalla Vulgata occidentale costituisce il fondamento per immaginare e costruire un futuro diverso da quello che la nostra ideologia pretende; testimoniare una verità che si crea, che non è adeguamento alla cosa. Pensare il concetto di “Occidente” come un’ideologia, una tra le altre all’interno di una storia più problematica; intravvedere l’ipotesi di un collegamento tra la sua nascita e la nascita dell’Islam; porre il fondamento di un possibile passato nello scontro tra il Messaggio testamentario e la Ragione classica; interpretarne gli sviluppi alla luce di questa inconciliabilità sempre viva e del suo sottofondo sociale, ha avuto esattamente questo scopo. Queste conclusioni sono state oggetto di verifica nei Marginalia, con riferimento ad eventi del XX-XXI secolo che sono sembrati un significativo approdo del percorso delineato: da un lato il fenomeno del neo-liberismo considerato una deriva della Ragione; dall’altro la Rivoluzione iraniana interpretata come una sconfitta ideologica dell’ideologia di “Occidente”, come tale rivelatrice della sua fragilità.
Storia di un altro occidente appoggia le proprie considerazioni su una Bibliografia di oltre 4000 titoli.
Gian Carlo Benelli ha operato per un trentennio in specifici settori della cultura; in particolare si è dedicato alle vicende di un pensiero tenuto sempre al margine della cultura istituzionalizzata: mito, folklore e leggendario medievale, eterodossie religiose, gnosi, teosofia, magia, alchimia, qabbalah, e alle loro convergenze e relazioni in rapporto alla loro concreta emergenza storica e sociale. Ne ha inoltre studiato i legami con la genesi dell’estetica del primo Romanticismo, nonché con la moderna scienza del mito e con la psicologia analitica junghiana. All’interno di questa trama debbono perciò collocarsi le sue ricerche -originali per l’Italia e condotte sulle fonti- sul pensiero di Paracelso, Weigel, Böhme e Oetinger, come eredi di una lunghissima tradizione speculativa che ha dato propri esiti, indipendenti ma confrontabili, anche fuori dell’occidente propriamente detto. Gli esiti occidentali di questa vicenda, costituiscono infine gli antecedenti del grande movimento filosofico ed artistico del primo Romanticismo, al cui studio Benelli si è più volte interessato. Più in particolare:
E’ autore dei seguenti libri:
Le sue opere sono presenti in molte Biblioteche statali, regionali, comunali, ed ecclesiastiche italiane, tra le quali si segnalano: Biblioteche nazionali di Roma, Napoli e Firenze; Biblioteca Nazionale dei Lincei; Biblioteca Nazionale Braidense di Milano; Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia; Biblioteca del C.N.R.; Biblioteca Estense e Biblioteca San Carlo di Modena; Biblioteca Casanatense e Biblioteca Alessandrina di Roma; Biblioteca Centrale della Regione Siciliana; Biblioteca Virgiliana di Mantova; Biblioteca dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente; Biblioteche di Istituti Universitari di varie discipline in Milano, Bologna, Genova, Napoli, Pisa, Roma, Trento, Trieste, Venezia; Biblioteca Querini Stampalia di Venezia; Biblioteca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; varie Biblioteche di Istituti storici e del C.N.R.; molte Biblioteche Comunali, regionali, e di centri di studio in Italia; Biblioteca Ferruccio Parri di Milano; Biblioteca del Senato a Roma; Università europea di Roma; Biblioteca Apostolica Vaticana; Biblioteca del Pontificio Istituto Orientale di Roma; Biblioteca del Pontificio Istituto Biblico di Roma, Biblioteca della Pontificia Università Gregoriana di Roma. In particolare, Storia di un altro occidente è presente anche presso la Bibliothèque Nationale de France di Parigi; la Staatsbibliothek zu Berlin, di Berlino; la Library of Congress di Washington; la Biblioteca Cantonale di Locarno; la Biblioteca della Libera Università di Lugano e in Istituti Universitari e Centri di studio in Francia, Belgio, Olanda, Germania e Spagna.
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